Pablo Neruda parlava di “carne divina e profumata”, riferendosi alla persona amata, sognata e per questo tanto desiderata. Perché siamo questo: animali in carne, ossa e sangue, mossi dai desideri. Spostandoci dal senso aulico della citazione e atterrando su una dimensione più materiale, potremmo rifarci al senso di “divino”, inteso talvolta come “Alto”, “unico”, “speciale”. Unico e speciale è il concetto di cucina che ha tradotto il Ristorante “Carnivore” di Catanzaro Lido, ubicato per l’esattezza in via Sant’Elena.
Aperto tutti i giorni a cena e domenica a pranzo, il “Carnivore” racchiude il luogo perfetto nel quale trovare la carne “divina e profumata” (cit) del territorio e non solo, tra braceria, churrascaria e griglieria, proponendosi alla gente che ama la carne in tutte le sue forme con un eccellente rapporto qualità/prezzo.
La domanda sorge spontaneamente: perché andare proprio al “Carnivore”? Presto detto: non vi è un motivo solo, potremmo tirarne in ballo decine. Anzi, non decine di risposte, ma decine di portate: dal maestoso cube roll alla griglia, al pollo arrosto o alla brace, passando alle costine di maiale affumicate al ciliegio e glassate al miele, alle tartare.
Godendo di una cantina con vini selezionati accuratamente, nell’offerta in menu, poi, rientra la T-bone cotta prima con la tecnica del reverse searing e poi scottata ad alta temperatura sulla griglia alimentata a carbone per far compiere la reazione di Maillard che genera una crosta profumata e saporita. Da non perdere assolutamente, il pollo marinato ventiquattro ore e poi affumicato a bassa temperatura per circa due ore con legno di noce italiano.
Ecco, l’affumicatura al ciliegio è l’arma in più del “Carnivore” e a rivelarlo è Francesco Rotundo: “I nostri piatti sono lavorati perlopiù con questa metodologia, anche la salsiccia o il pulled pork, affumicato quattro o cinque ore a bassa temperatura”, dice, citando giusto un paio tra le portate forti.
Ma non si tratta solo di proporre idee di cucina, tra churrasco, brace o griglia. C’è di più, molto di più, specie per chi ha il coraggio di investire su se stesso e impara a destreggiarsi tra inghippi più forti della propria volontà; ed è l’inizio del percorso del “Carnivore”, avviato proprio in un periodo storico incredibilmente complesso per via della pandemia: “Come tutti siamo stati penalizzati – osserva il titolare – ma cerchiamo di farci conoscere e apprezzare”.
Dalle difficoltà, quindi, l’opportunità di tirar fuori il meglio di sé: “L’attività nasce come churrascheria, braceria e griglieria, è vero. Ma col tempo ci siamo dovuti adattare, aprendo a pranzo e puntando anche sui primi piatti ad esempio – sostiene Rotundo -. Pian piano ci siamo resi conto che anche i primi erano graditi e richiesti dalla clientela e quindi li abbiamo lasciati in menu”.
Perché fare impresa significa sviluppare un’attitudine al cambiamento, anche dettata dal Mercato e sapersi reinventare, riuscendo a distinguersi, a stupire. Ed è quello che sta facendo il “Carnivore”, con la sua “carne divina e profumata”.
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