Antico e moderno. Tradizione e contemporaneità. Il pittore Francisco Goya verrà ricordato sempre per il significativo contributo fornito alla storia come ultimo degli antichi maestri e primo dei moderni. Su questa falsariga, il ristorante “Goya” ha coniugato la tradizione del territorio con la sperimentazione gourmet, rivoluzionando l’offerta gastronomica non solo sul Lungomare del quartiere marinaro, ma nell’intero Capoluogo.
Nel laboratorio di artisti della cucina del “Goya”, con pennello e tavolozza troviamo anche Giovanni Rotundo, talentuoso chef catanzarese che, nonostante la giovane età, annovera l’esperienza tipica di chi ha iniziato il suo percorso da lontano, facendo tanta strada, tanta gavetta. A distinguere il 27enne chef del ristorante di Giovino, una storia comune a molti, con quel dolce velo di malinconia e romanticismo: “Mi sono avvicinato alla cucina all’età di 14 anni, cominciando come cameriere per dare una mano a casa – rivela chef Rotundo -. Col passare del tempo la passione in me cresceva, così sono riuscito ad inserirmi in cucina per poi girare tanti locali. La mia prima esperienza da chef è stata al ‘Mops’ – altro locale di riferimento a Catanzaro Lido – nel quale sono rimasto per sette anni. Ed oggi eccomi al ‘Goya’, dove mi trovo a gestire la cucina”.
“Il ragazzo si farà” canta De Gregori in uno dei brani celebri del cantautorato italiano, che parla di sacrifici, abnegazione, ambizione e voglia di mettersi in discussione, pronto a parare i colpi della vita. E chiunque abbia un dono, un talento, ha la responsabilità verso se stesso di provare, di investire tutte le sue energie e riuscire a realizzare i propri sogni. Giovanni Rotundo di talento ne ha, tanto da essere uno dei pilastri del “Goya”, riuscendo a dare vita ad un concept di food che pesca da tutte le cucine del momento, partendo sempre da un prodotto fresco e proponendolo in forme variegate, con “pennellate” diverse.
“Per mia attitudine scelgo sempre i prodotti in base alla loro stagionalità – il pescato del giorno, infatti, è prerogativa del “Goya” -. Ad ogni cambio stagione, quindi, apporto delle modifiche al menu in relazione agli ingredienti disponibili in zona, poiché puntiamo solo su materie prime del territorio, rivisitandole in chiave moderna – sostiene -. Un piatto deve mantenere lo standard qualitativo di tutti gli altri piatti proposti, ma esteticamente non deve essere mai uguale agli altri”. Perché l’arte è estro, genio e sregolatezza. Non solo pesce fresco, ma anche pizza di nuova generazione, con impasti leggeri e digeribili e i panini di pesce (novità di quest’ultimo periodo), rappresentano la base dell’offerta del “Goya”: “Ad esempio abbiamo ideato questi panini per dare un segnale ai clienti, una marcia in più al locale. Mi piace sperimentare e giocare molto così e devo ammettere che stiamo avendo un buon riscontro”, afferma Rotundo.
Ma quali sono i suoi desideri? “Voglio continuare a crescere, anche perché il nostro è un mestiere che non consente di star ‘fermi’ senza rinnovarsi – dice chef Giovanni –. Occorre studiare, aggiornarsi di continuo per proporre sempre quel qualcosa che contraddistingua rispetto agli altri, per provare a stupire la gente nelle nostre sale, complice l’influenza dei format televisivi incentrati sulla cucina che rendono i clienti esigenti e critici! Amo vivere il momento e voglio dare il massimo per il ‘Goya’ per crescere insieme. Un giorno, però, mi piacerebbe molto avere un locale tutto mio”. E noi non possiamo che unirci all’auspicio di chef Giovanni Rotundo.