“… E che mi piace tanto, tanto, tanto”, cantava Lorenzo Jovanotti Cherubini, in un pezzo che sarebbe diventato cult dell’estate 2005.
“Tanto” è quell’aggettivo indefinito per mezzo del quale, collocato in una frase di senso compiuto, non si riesce a dare una cifra esatta, a quantificare. Quel che è certo è che, lo scorso autunno, Soverato ha dato vita ad un luogo che mancava … da tanto. Insomma, un concetto di cucina tanto atteso da un territorio abituato a mangiar bene e sempre pronto a lasciarsi stupire, aperto all’innovazione, alla rivoluzione.
Potremmo star qui ad associare mille altri giochi di parole, ma “Tanto – Taste of Japan” è il ponte culturale e antropologico tra Oriente e Mediterraneo e arriva sulle nostre tavole, grazie all’intuizione di Simone Soluri, che si è voluto spingere in quello che, apparentemente, poteva sembrare un azzardo, ma che da subito si è rivelata scelta azzeccata, un successo: il sushi di carne.
Cultura nipponica e carni della nostra terra non si sono affrontate in un duello, ma hanno scelto di incontrarsi e dare vita ad una danza. Una danza di sapori, nel nome dell’antico rispetto verso un prodotto che per la Calabria vuol dire tutto, ossia la carne. Perché il “tantō”, il pugnale che ogni samurai portava dietro la schiena, per essere estratto in maniera fluida e rapida (talvolta per difendere il proprio onore anziché morire per mano del nemico), viene tradotto nella manualità con la quale si lavora la materia prima in cucina.
Una cucina che sta facendo parlare di sé, non solo a Soverato (precisamente in Via Chiarello, 4), ma su tutto il litorale, riscuotendo grande successo. Parola di Simone Soluri: “Il riscontro, ad oggi? Super positivo! Ammetto che, inizialmente, vi era un po’ di scetticismo da parte dei clienti – rivela il titolare -. Del resto, ogni nuova idea, spaventa. Ma una volta assaggiato non si torna indietro! Ho visto entusiasmo da parte di tutta la clientela, dai ragazzi, più avventurieri, alla persona più adulta, che dimostra di convertire subito i suoi gusti”.
Soluri, poi, svela altri aneddoti inerenti al primo impatto di coloro che incontrano “Tanto” per la prima volta: “Capita di sentir dire dal cliente ‘Io preferirei mangiare tutto cotto’, ma puntualmente la serata finisce in un tripudio di sashimi e tartare! E tutto ciò anche grazie ai consigli del personale di sala, che invoglia il cliente ad assaggiare varie tipologie di portate”.
Insomma, una cucina impeccabile in cabina di regia, che lavora secondo principi fondati su sapori, colori e consistenze in tutti gli Uramaki e gli Hosomaki (apprezzatissimi dai clienti) e poi, a prescindere, grande preparazione e garbo nel modo di porsi e accogliere l’utenza, accompagnandola a tavola.
Ma a proposito di gusti verso cui convergono le scelte della gente, cos’è che tira per la maggiore? Soluri non ha dubbi: “Sicuramente, tra le ricette più apprezzate abbiamo il Katsusandu, un sandwich fatto con la tonkatsu, una cotoletta di maiale tagliata e servita con salsa tonkatsu e un pane tostato al forno, seguendo fedelmente la ricetta giapponese”, dice. Ma non solo.
Stando alle parole del titolare, la Fassona affumicata al Faggio, che sintetizza al meglio il connubio occidentale e orientale, è una portata “top”, oltre al Wagyu (Nigiri, Carpaccio e Filetto). Ad armonizzare il tutto, poi, una linea di vini locali e non, che danno il giusto equilibrio, portata dopo portata.
Perché la Calabria vive di tradizioni tramandate da secoli. Ma è bellissimo quando le nuove generazioni offrono quell’aurea di novità, che ne celebra l’essenza.